Stefano Vernole
Tra Paesi irrilevanti e/o troppo sudditi alle logiche della NATO, forse Bratislava e Budapest possono ancora opporre un qualche tipo di resistenza all'atlantismo guerrafondaio venato di un razzismo-suprematismo occidentale sempre più marcato.
Americanizzato completamente l'asse franco-tedesco, l'Unione di Bruxelles si sposta sempre più verso il traino polacco-baltico a guida inglese. La Spagna, pur distinguendosi sulla questione del riarmo europeo e nella solidarietà alla Palestina, appare però marginalizzata e alle prese con un'inchiesta anti-corruzione che potrebbe metterne a rischio il Governo. L'Italia degli anziani e dei giovani in fuga verso l'estero, ambisce ormai ad essere solo una "superpotenza turistica", luogo servile e a buon mercato per i turisti nordamericani che sbarcano nella Penisola.
Tra Paesi irrilevanti e/o troppo sudditi alle logiche della NATO, forse Bratislava e Budapest possono ancora opporre un qualche tipo di resistenza all'atlantismo guerrafondaio venato di un razzismo-suprematismo occidentale sempre più marcato.
Uno studio e un sondaggio popolari pubblicati nelle scorse settimane offrono un'istantanea rivelatrice degli atteggiamenti geopolitici nei Quattro Paesi di Visegrád (Slovacchia, Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia), facendo luce sul modo in cui i cittadini di questi Paesi dell'Europa centrale percepiscono le principali potenze mondiali, le alleanze e le minacce percepite alla sicurezza (lo studio, condotto dal Central European Institute of Asian Studies - CEIAS - con sede a Bratislava in collaborazione con NMS Market Research, è stato redatto da Matej Šimalčík e Filip Šebok, cfr. vsquare.org).
Condotta tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo 2025, l'indagine slovacca esplora i mutamenti di atteggiamento nei confronti di entità come l'Unione Europea, la NATO, gli Stati Uniti, la Cina e la Russia, e offre una ripartizione per preferenze politiche in ciascun Paese; il campione del sondaggio è rappresentativo della popolazione di età compresa tra 18 e 65 anni.
Tra i risultati più interessanti dello studio bisogna rilevare che la Slovacchia si distingue come il Paese più favorevole sia alla Cina che alla Russia nella regione. In totale, poco più del 29% degli slovacchi ha un'opinione positiva della Russia, sebbene ciò rappresenti un calo di 18 punti percentuali rispetto all'ultimo sondaggio del CEIAS del 2020; il che significa che la Slovacchia rimane quella che apprezza di più Mosca, ma con il calo maggiore di positività nei confronti della Russia tra le nazioni del V4. Inoltre, gli slovacchi hanno un'opinione degli Stati Uniti più negativa che positiva. La vicinanza ideologica tra i sostenitori del partito di sinistra Smer del Primo Ministro Robert Fico e quelli del partito nazionalista Republika è particolarmente pronunciata, il che segnala potenziali futuri apparentamenti politici. Un dato particolarmente significativo: il 67% degli elettori di Smer esprime un'opinione favorevole sulla Russia, la percentuale più alta nella regione.
L'Ungheria si colloca al secondo posto in termini di entusiasmo pubblico verso i Paesi eurasiatici. Tuttavia, nonostante le aperture del Primo Ministro Viktor Orbán a Mosca, il 61% degli intervistati ungheresi ha un atteggiamento negativo riguardo alla Russia e solo il 21% ha un'opinione positiva di Mosca. I sostenitori del partito governativo, Fidesz, sono i più filorussi (42%), seguiti a ruota dagli elettori del partito di estrema destra "La nostra Patria" (40%). Al contrario, i sostenitori del principale partito di opposizione, TISZA, respingono in modo schiacciante la Russia, con l'80% che esprime opinioni negative. Bisogna notare come Orbán si sia spesso vantato dei suoi legami con Donald Trump e il sondaggio rivela che due terzi degli elettori del Fidesz esprimono ora un'opinione positiva degli Stati Uniti, ma quasi la metà esprime anche pareri favorevoli sulla Cina, in linea con la politica pro-Pechino del Governo di Budapest.
Nella Repubblica Ceca, lo scetticismo verso le alleanze e le potenze internazionali è diffuso in tutto lo spettro geopolitico. Solo il 46,5% degli intervistati cechi ha un'opinione positiva dell'UE, ma esprime diffidenza anche nei confronti della Cina (il 59% è negativo). Tra gli elettori del partito ANO dell'ex Primo Ministro Andrej Babiš, il 54% ha un'opinione negativa dell'UE, sebbene il 70% non apprezzi la Russia.
Nonostante le profonde divisioni nella sua politica interna, la Polonia appare sorprendentemente unita nella sua posizione nei confronti della Russia: il 97% dei sostenitori della Coalizione Civica al Governo e oltre il 90% del partito di opposizione populista di destra Diritto e Giustizia hanno un'opinione negativa di Mosca. Anche tra gli elettori del partito di estrema destra/libertario Confederazione - il gruppo politico più filo-russo della Polonia - il 75% condivide tale opinione. Lo scetticismo nei confronti della Cina è altrettanto diffuso, sebbene molto meno intenso. Emergono divisioni più nette in Polonia per quanto riguarda gli atteggiamenti verso l'UE e gli Stati Uniti. I sostenitori della Coalizione Civica al Governo tendono ad essere più filoeuropei, mentre i sostenitori dei partiti di opposizione Diritto e Giustizia e Confederazione tendono all'euroscetticismo e ad un orientamento più filo-USA (leggi: filo-Trump).
Mentre circa l'80% degli intervistati in Slovacchia, Repubblica Ceca e Ungheria considera la Russia uno Stato militarmente potente, solo il 61% dei polacchi concorda. Questa divergenza potrebbe riflettere un crescente senso di fiducia nelle proprie capacità, dato che la Polonia vanta ora il terzo esercito più grande della NATO e si trova in "prima linea" in caso di conflitto diretto tra l'Alleanza Atlantica e Mosca.
La Russia rimane la principale minaccia percepita nella regione di Visegrád, sebbene l'intensità vari a seconda delle popolazioni: l'84% dei polacchi e il 76% dei cechi la considerano il pericolo maggiore, rispetto ad appena il 57% degli slovacchi e il 55% degli ungheresi. Pechino è generalmente considerata la seconda minaccia più grande, soprattutto nella Repubblica Ceca (52%), mentre in Slovacchia gli Stati Uniti (42%) sono considerati più minacciosi della Cina (38%). Alla domanda se l'UE dovesse approfondire la cooperazione con la Cina per ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti, il sostegno varia da un quarto a un terzo degli intervistati nella regione: slovacchi (39%) e ungheresi (36%) si sono dimostrati i più favorevoli, mentre cechi (27%) e polacchi (28%) si sono dimostrati considerevolmente meno entusiasti.
I Governi di Bratislava e di Budapest sono in effetti gli unici ad ostacolare il varo del diciottesimo pacchetto di sanzioni alla Russia; Viktor Orban, in virtù della propria amicizia con Donald Trump, si è spinto oltre. Washington ha autorizzato le banche russe a partecipare al completamento della centrale nucleare di Paks in Ungheria, secondo una licenza del 27 giugno 2025 rilasciata dall'Office of Foreign Assets Control (OFAC) del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti. Ora, Gazprombank, Sberbank, VTB, VEB, Sovcombank, Otkritie Bank, Alfa Bank, Rosbank, nonché Zenit e Bank St. Petersburg, possono partecipare fino al 19 dicembre 2025 alle transazioni finanziarie relative al completamento dell'impianto Paks. La licenza copre anche le compagnie assicurative associate a queste banche e al National Clearing Center russo; ciò, fondamentalmente, consente alla Rosatom di mettere un piede anche nel futuro mercato unico dell'elettricità europeo (la società statale russa per l'energia nucleare ha dichiarato che per la prima volta gli Stati Uniti hanno autorizzato i pagamenti per l'impianto di Paks tramite entità sanzionate).
Una politica di difesa dell'interesse nazionale che viene apprezzata anche dai cittadini ungheresi e slovacchi ma che mette in difficoltà la linea oltranzista e suicida dell'Unione Europea in materia energetica.